“Abito nel quartiere Adriano, sono tra quelli che frequenta da tempo gli ospiti dell’RSA Adriano Community Center. E’ una bella sfida, la cooperativa Proges ha avuto un bel coraggio. L’ACC non è una realtà privata, genera una mutualità nata dalla co-gestione e dalla co-programmazione tra il terzo settore e il pubblico che cambia la visione di partecipazione: non partecipiamo da buoni volontari ma da cittadini.”
Con queste parole don Virginio Colmegna, presidente della fondazione SON Speranza oltre noi, è intervenuto all’inaugurazione del progetto Adriano SiCura nello spazio eventi dell’Adriano Community Center a Milano.
Bertolè (assessore welfare Comune di Milano): “Adriano SiCura è un progetto di grande visione”
“Si parla molto di centralità della persona, però la fragilità aumenta e spesso diventa emergenza mentre dovrebbe esserci prevenzione. L’abbiamo chiamata Casa della Comunità. Ciò vuol dire che la comunità è il soggetto che vive, esprime relazioni, abita, aumenta il livello di presa in carico e di reciprocità. Rivitalizzare la comunità significa prendersi carico del disagio e delle difficoltà che sono nostri, appartengono a tutti. Dobbiamo creare una rete affettiva sul territorio, che si costruisce solo socialmente, e che i parenti in visita nell’RSA percepiscano” prosegue don Colmegna. “L’integrazione socio-sanitaria non è mettere gli uffici e i poliambulatori uno di fianco all’altro, è piuttosto domanda di prevenzione e cura. L’aspetto salute è fondamentale, certamente. Ma il paradigma che va cambiato è identificare la ‘salute’ con la ‘sanità’. Invece, e lo scrive anche l’OMS, sono i determinanti sociali a determinare lo stato di salute, perchè la persona vive il contesto relazionale che si crea. La cronicità prevede interventi di alta cura infermieristica ma anche rapporti e quotidianità. In altre parole, la cura non deve essere interpretata come prestazione bensì come capacità di vivere e di essere protagonisti.”
“Parole come ‘comunità’ e ‘prossimità’ sono parole sacre” conclude don Colmegna. “Se la parola ‘comunità’ è abusata, se diventa fredda e istituzionale abbiamo tradito una parola calda. La parola ‘prossimità’ è cruciale nelle relazioni, nell’eticità del rapporto, nella partecipazione di vita, nell’affetto che va creato. L’ACC è una realtà che è stata adottata dal quartiere, anche dall’associazione Amici della Casa di Carità che vi partecipa attivamente. Partire dal disagio è una risorsa della città, non solo una cura. Proges è già dentro in pieno in questo vissuto forte del quartiere. Credo valga la pena di aumentare il patrimonio culturale di questa esperienza.”
Andrea Marsiletti