Ali per il Futuro è stato un progetto di lotta alla povertà educativa che ha previsto la co-costruzione di un progetto personalizzato per le famiglie con minori 0-6 anni che vivono in situazioni di povertà e a rischio di svantaggio sociale.
L’obiettivo è stato realizzato grazie alla disponibilità di 32 posti biennali gratuiti di Nido e Scuola dell’infanzia per i bambini e altrettanti percorsi di sostegno, orientamento e tutoring alla ricerca del lavoro per una delle figure parentali, oltre ad altre attività di benessere per i nuclei famigliari (laboratori, consulenza psicopedagogica, case management, gruppi di incontro, momenti conviviali).
In una trama di progetto complesso quale è stato “Ali per il futuro”, oggi intravvediamo orizzonti di lavoro nuovi che sentiamo in “risonanza” con i bisogni del territorio e delle famiglie. “Ali per il futuro” è stata una sfida moderna e di grande impatto per la cooperativa Proges.
Seppur il progetto si sia ufficialmente concluso con il seminario del 14 ottobre scorso a Livorno, è ancora forte la spinta generativa del progetto e delle azioni sia operative che di tipo riflessivo in esso agite.
È stato un progetto a due anime: una fuori dalle cooperative in cui il territorio e la comunità hanno rappresentato lo spazio di ricerca delle famiglie e delle nuove vulnerabilità; una dentro i servizi educativi delle cooperative dove lo spazio dell’ascolto, del dialogo, della messa in gioco dei gruppi educativi e dei coordinatori è stata di grande significatività.
Queste due anime sono state trascinanti e hanno chiesto di ri-determinare delle modalità di lavoro che comunque ritenevamo acquisite, rispetto a:
– L’approccio al territorio: si è pensato e sperimentato il passaggio da spazio di “relazione di mercato” a “spazio di comunità” dove intessere le trame di una rete inclusiva, dove muovere le domande, dove ricercare le famiglie più fragili, più nascoste, quelle meno capaci di parola e di domanda;
– L’accoglienza nei servizi delle famiglie: facendo tesoro della grande e maturata capacità dei servizi educativi di aprire, ascoltare attivamente, accompagnare, orientare; facendo anche un passo in più, chiedendo lo sforzo di “modificare” le buone prassi e individuare quelle “discontinuità” che sono alla base delle innovazioni delle pratiche.
“Uscire dai canoni” potrebbe essere lo slogan del progetto educativo che abbiamo agito: non senza sforzo, non senza difficoltà, non senza dubbio. Proprio il dubbio è stato protagonista di tante situazioni, scelte, accadimenti che hanno attraversato il lavoro dei servizi. Ma “dubitare” è stato fondamentale per apprendere.
Quali sono quindi oggi gli apprendimenti che in questa esperienza potremmo restituirci reciprocamente? Quale nuova idea di spazio educativo emerge?
1) Servizi educativi come luoghi della possibilità: dove anche le fragilità e le povertà possano trovare uno spazio di accoglienza perché progettato con attenzione (frequenze part-time, con e senza pasto, ingressi dilazionati, partecipazione co-costruita, sostegno pedagogico, sostegno alla ricerca del lavoro e all’autonomia…); spazio accessibile perché “abilitato” in nuove funzioni (più famiglie hanno partecipato perché sostenute e accompagnate anche fisicamente ai servizi tutti i giorni con servizi di trasporto ad accesso gratuito e home visiting);
2) Spazi aperti, multiculturali, visionari: non sarebbe stato possibile lavorare con alcune famiglie se le coordinatrici e i gruppi di lavoro non avessero adottato lenti differenti, se non si fossero dati appunto “spazi visionari” con orizzonti nuovi, dove “realmente” entravano culture differenti e con le quali era necessario confrontarsi e mediare i pensieri, le idee;
3) Spazi “pazienti” dove era necessario ri-definire, ri-collocare, non dare per scontato e riuscito ogni passaggio, ma dove era necessario mettere al centro e a disposizione i propri saperi organizzativi e talvolta fermarsi e tornare indietro; questo hanno fatto i Case manager nel lavoro quotidiano di supporto alle famiglie. Queste nuove figure professionali hanno agito funzioni che sono diventate snodi, dispositivi, in grado di rendere comprensibili alle famiglie i percorsi personalizzati; hanno parlato lingue differenti, utilizzato gli strumenti del lavoro sociale, hanno sempre posto alle persone traguardi da raggiungere in un’ottica positiva e di promozione; ma hanno anche saputo arginare le delusioni e dare senso agli abbandoni e alle difficoltà;
4) Spazi “riflessivi” per i gruppi educativi che hanno dovuto interrogarsi sulle nuove fatiche, per comprendere meglio le richieste e istanze delle famiglie;
5) Spazi connessi che hanno interagito con altre agenzie formative e che hanno portato al proprio interno percorsi olistici di coinvolgimento della famiglia, quindi non solo per gli aspetti legati alla cura e all’educazione dei bambini ma anche per il lavoro e il sostegno familiare a intraprendere percorsi di autonomia e autodeterminazione; tutto ciò ha comportato agire una vera e propria pedagogia degli adulti e della famiglia.
La cooperativa oggi è più ricca dal punto di vista sia della configurazione del proprio “modello pedagogico ed educativo” che si è intrecciato con i mondi del welfare e del lavoro (e questo è un risultato importantissimo), sia nella capacità di individuare azioni di sostegno all’adulto a valenza socio-educativa: nell’accompagnamento, nell’orientamento, nella tenuta, nella ricerca di opportunità, nella declinazione dei confini.
La cooperativa oggi è più capace di individuare e interpretare il bisogno, avendo maturato nei propri servizi un’ottica più globale di intervento socio-educativo verso la famiglia.
Oggi potremmo definire il Nido Scuola come un servizio “hub” che identifica una nuova prossemica con la famiglia, che amplia ed estende la propria offerta in una co-progettazione inevitabile.
Oggi il Nido Scuola, in questa ottica multistakeholder, è teso a divenire sfondo inclusivo fatto di tante componenti “desiderabili”, accessibili, dinamiche.
Ci portiamo a bagaglio la certezza di aver compiuto un’impresa collettiva, che ha avuto bisogno di tanta collaborazione e sapere professionale e che ci ha consentito di sperimentare la forza dell’imprevisto e dell’inconsueto.
Oggi ci sentiamo portatori di un sapere che ha le basi per costruire le condizioni di un confronto istituzionale e pubblico, perché l’esperienza “sperimentale” diventi pratica e democratica e poi sia fonte per l’elaborazione teorica; prende forma un nuovo modello di servizio identitario chiaro e coerente con la società moderna e le nuove istanze che essa porta.
Ilaria Dall’Olio
I PARTECIPANTI
Ali per il futuro è stato un progetto triennale nazionale finanziato dall’impresa sociale “Con i Bambini” sul Bando “Prima Infanzia” emanato nel 2016 che ha coinvolto, oltre alle cooperative sociali Proges e Kaleidoscopio (per il territorio di Parma), altri soggetti cooperativi (tra cui per la nostra rete anche la cooperativa Leone Rosso di Aosta), Enti di formazione professionale (per Parma l’ente formativo Seneca), l’Università di Bologna e quella di Firenze.
Il progetto ha agito in Emilia Romagna, Toscana, Valle d’Aosta e Puglia.
Arco di Firenze è la società di valutazione di impatto coinvolta, la cooperativa Società Dolce di Bologna l’ente capofila.
I servizi educativi coinvolti sul territorio parmense: Nido Scuola Casa dei Bambini San Donato, Nido Scuola San Martino, Micronido Campanellino, Educatrice domiciliare di Via Liguria.
NUMERI
2 bienni di attività (2018-2022); 160 famiglie coinvolte (32 sul territorio di Parma), con più di 40 bambini che hanno usufruito gratuitamente di servizi educativi, servizi per il supporto e la ricerca del lavoro, opportunità di benessere (sport, teatro, psicomotricità). Il Progetto è stato inserito nella pianificazione territoriale del Piano di Zona del Distretto di Parma e è stato coinvolto nel Tavolo 1000 giorni e ha visto una relazione con i Servizi Sociali, la Pedemontana Sud-EST.
A seguito della sperimentazione nel progetto, è stato pianificato e svolto un corso per la formazione dei Case manager in ambito educativo (con l’ente Seneca di Bologna, coop.va Soc. Società Dolce e coop.va Arca di Firenze); sono stati pubblicati 3 articoli scientifici sulla Rivista di Educazione familiare dell’Università di Firenze (leggi); realizzati 3 momenti di disseminazione del progetto sui territori con la realizzazione di documentazione specifica (tra cui il 21 marzo 2021 a Bologna con presentazione del Video “Crescita” di Ivan D’Antonio (guarda) I e curato il blog messo a disposizione da Con i bambini con scritti ed articoli (leggi). Coinvolte 3 Fondazioni Bancarie come interlocutori territoriali, tra cui Fondazione Cariparma per la promozione del progetto (leggi) che ha presentato il progetto nell’ottobre del 2018 nell’ambito della sesta giornata europea delle Fondazioni Bancarie all’auditorium del Carmine a Parma.
In pillole:
12.800 ore educative professionali erogate nel triennio 2018/2021 (con trascinamento sul 2022 per effetto della pandemia)
770 ore di coordinamento pedagogico
1.825 ore di consulenza pedagogica
2.720 ore di case management su progetti individualizzati e di ingaggio del territorio
700 ore di tutoring lavorativo
700 ore di amministrazione (compresa la rendicontazione)
160 ore di responsabile di progetto e studio e ricerca
280 ore di Comitato di direzione e valutazione di impatto
1.056 servizi/ore di trasporto e home visiting
più di 2500 pasti erogati