Il magazine della cooperativa sociale Proges

Anziani non autosufficienti: offerta del welfare pubblico e copertura del bisogno

Dati di offerta pubblica di servizi per anziani non-autosufficienti, utenza in carico e fabbisogno tra la popolazione. ProgesMag riporta i risultati dell’importante ricerca condotta da CERGAS (Centro di Ricerca sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale) dell’Università Bocconi, SDA Bocconi ed Egea che hanno aggiornato il “Rapporto Osservatorio Long Term Care” arrivato alla 5° edizione (pubblicazione gennaio 2023).

Ai lavori di ricerca 2022 ha partecipato anche la cooperativa sociale Proges.

 

 

Servizi e utenti in carico

L’obiettivo dell’analisi è quello di determinare una stima il più possibile vicina alla reale copertura del fabbisogno di risposta assistenziale degli anziani non autosufficienti.

In questa sede quando parliamo di “anziani non autosufficienti” comprendiamo le persone di età superiore o uguale a 65 anni con gravi limitazioni funzionali secondo la classificazione proposta da Istat (2021) nell’indagine europea Ehis1

La popolazione non autosufficiente viene stimata applicando la percentuale di anziani con gravi limitazioni funzionali alla popolazione over65 per l’anno oggetto di analisi tratto da I.Stat. Seguendo questo metodo, per il 2020 la stima degli anziani non autosufficienti è pari a 3.935.982 individui. Tra il 2019 e il 2020 la popolazione over65 non autosufficiente è cresciuta del 1,2%. Questo aumento è dovuto all’aumento della quota di popolazione di anziani residenti, dato che la prevalenza percentuale delle gravi limitazioni funzionali non è stata aggiornata da Istat in questi anni e non si può quindi valutare un eventuale peggioramento delle condizioni degli anziani.

In Tabella 1 si propone la stima del bisogno potenziale per l’anno 2020 per fascia di età, che mostra il vertiginoso aumento della presenza di gravi limitazioni nel tempo diffuse tra il 63,8% degli over85.

 

Tabella 1

 

La capacità produttiva del sistema di offerta: classificazione complessiva e per tipologia di servizio erogato

La Tabella 2 riporta il quadro a livello nazionale della capacità produttiva complessiva della rete di offerta per gli anziani non autosufficienti, in termini di posti disponibili totali per tipologia di assistenza (socio-sanitaria e sociale).

 

Tabella 2

 

La rappresentazione comprende esclusivamente le dotazioni di posti disponibili in strutture residenziali e semiresidenziali; per ulteriori approfondimenti in base al tipo di servizio (residenziale, semiresidenziale e domiciliare, di cui si riportano le ore erogate), si rimanda alla tabella 3.

 

Tabella 3

 

Dalla tabella 2 si evince chiaramente come la rete analizzata sia fortemente orientata alla fornitura di servizi ad afferenza socio-sanitaria rispetto a quella sociale, mentre la tabella 3 permette di analizzare più nel dettaglio la capacità del sistema di offerta pubblico per tipologia di servizio erogato, approfondendo le informazioni precedentemente riportate e integrandole con i dati a disposizione sui servizi di natura domiciliare.

Rispetto ai dati 2019 lo scenario è cambiato come segue:

• La disponibilità di posti letto in strutture residenziali di afferenza socio- sanitaria è diminuita dello 0,5%4;

• La disponibilità di posti letto in strutture residenziali di afferenza sociale è diminuita del 25%;

• L’offerta di posti in servizi semiresidenziali socio-sanitari segna un -4%;

• Le ore di assistenza domiciliare integrata (ADI) erogate sono diminuite del 16%.

Istat e Annuario non specificano le ragioni che hanno portato a queste variazioni nell’offerta, limitando la capacità di interpretare a pieno questo fenomeno. È possibile tuttavia avanzare alcune ipotesi legate all’eccezionalità dell’anno 2020: la riduzione del 4% dei posti nei centri diurni può essere ricondotta alla scelta adoperata da alcuni gestori di chiudere strutture, nell’impossibilità di avviare i servizi viste le misure di contenimento in atto che in molte Regioni hanno previsto la chiusura assoluta o forti limitazioni per i servizi diurni. Il 16% di calo nelle ore di assistenza domiciliare integrata erogate sono un segnale chiaro dell’impatto della pandemia sull’assistenza in casa, resa sostanzialmente impossibile nella prima fase (marzo-giugno 2020) per le restrizioni imposte e per il blocco dei servizi ritenuti non fondamentali, e rimasta compromessa anche nei mesi successivi.

Il calo delle ore erogate può essere ricondotto principalmente a due ragioni: da un lato, il calo degli utenti in carico (come verrà discusso di seguito), dall’altro, dal forte calo nel numero di ore medie erogate per ogni caso anziano, passato dalle 18 del 2019 alle 15 del 2020. Entrambe le cause sono legate all’impatto delle chiusure e restrizioni imposte dalle prime fasi della pandemia. Quella del 2020 è la prima, inevitabile dato il contesto, battuta di arresto per ADI, che negli anni scorsi era stato il servizio pubblico più diffuso tra gli anziani non autosufficienti. Rimane invece attuale la riflessione sull’effettiva capacità di un servizio così limitato e contingentato nel tempo di dare risposta ai bisogni assistenziali degli anziani, pur da contestualizzare in un anno in cui la capacità di garantire gli accessi si è scontrata con gli effetti della pandemia.

Per quanto concerne la rete sociale, gli unici dati di offerta disponibili sono legati ai posti letto in strutture residenziali, forniti da Istat, da cui si osserva una forte contrazione nell’offerta disponibile, legata in larga misura alle misure di contenimento adottate in queste strutture in reazione alla pandemia da Covid-19.

 

L’ospite inatteso: la trasformazione digitale nei servizi agli anziani

 

Gli utenti in carico ai servizi: classificazione complessiva e per tipo di servizio

La Tabella 4 riporta il dato circa gli utenti complessivamente in carico ai servizi; mentre nella Tabella 5 tali valori vengono approfonditi tramite un’ulteriore suddivisione per tipologia di servizio. In generale, gli utenti che usufruiscono dei servizi per anziani, coerentemente con la distribuzione dei servizi illustrata nel paragrafo precedente, appaiono principalmente in carico all’area socio-sanitaria, rispetto all’area sociale.

 

Tabella 4

 

Si riporta di seguito la scomposizione degli utenti in carico ai servizi in relazione alla tipologia (Tabella 5) per un’analisi più approfondita.

Il 2020 ha visto calare significativamente gli utenti in carico ai servizi socio-sanitari, mentre l’assenza dei dati sulla Spesa Sociale dei Comuni aggiornati ci impedisce di apprezzare l’andamento della capacità di presa in carico degli enti locali nel primo anno di pandemia. Concentrandoci sui servizi socio-sani-tari, il setting che più ha visto contrarsi l’utenza in carico è il centro diurno (- 24%), seguito dal residenziale (-12%) e domiciliare (-2%).

 

Tabella 5

 

Anche in questo caso, l’assenza di dati interpretativi condivisi da parte di Istat e Annuario limita la capacità di commento e comprensione di questo fenomeno. Si ipotizza, stante anche quanto registrato nell’analisi puntuale condotta sui provvedimenti attuati nel corso del 2020 (Perobelli et al. 2021), che la causa principale di queste diminuzioni sia riconducibile alle normative regionali che durante la pandemia hanno imposto chiusure dei servizi anche per lunghi periodi, o modifiche nei criteri di accesso che hanno causato una minor domanda di inserimenti nei servizi.

Al contempo, è possibile che parte di questo calo sia dovuto all’incremento della mortalità nella popolazione anziana anche tra gli utenti dei servizi residenziali, pur non avendo ancora a disposizione dati certi e nazionali sulla quota di residenti deceduti a causa del Covid-19. I centri diurni hanno visto la maggior contrazione del numero degli utenti in carico, come già evidenziato sopra rispetto ai posti disponibili, accogliendo quasi un quarto di persone in meno tra il 2019 e il 2020. Segue poi la residenzialità, dove il calo degli utenti è stato in parte dovuto a un calo dei nuovi ingressi, e in parte al mancato turnover tra ospiti successivo ai decessi.

Per quanto concerne i servizi ad afferenza sociale, si propongono unica- mente i dati sugli ospiti di servizi residenziali (gli unici aggiornati al 2020), calati del 32% tra il 2019 e il 2020, anche qui probabilmente in relazione alla pandemia.

Stima della copertura del bisogno

Dopo aver presentato la stima del bisogno potenziale, la mappatura della dotazione della rete di offerta a livello nazionale e gli utenti in carico ai diversi servizi, si analizza il tasso di copertura del fabbisogno per gli anziani non autosufficienti, ottenuto come rapporto tra il numero di utenti in carico ai servizi considerati e la stima del fabbisogno potenziale. Poiché i dati di presa in carico sono disponibili solo per il settore socio-sanitario, in questa sede si propone il tasso di copertura solo per questi servizi LTC.

 

Tabella 6

 

Il tasso di copertura del bisogno garantito dalla rete socio-sanitaria pubblica è complessivamente molto contenuto (Tabella 6), e il servizio più capillare risulta essere ADI, pur con tutte le riserve già espresse in precedenza sull’effettiva capacità di presa in carico e che verranno approfondite più avanti nel paragrafo. I servizi semiresidenziali raggiungono una quota prossima allo zero del fabbisogno, rimanendo di gran lunga il setting meno diffuso della rete; mentre la residenzialità raggiunge il 6,2% del bisogno sugli over65 non autosufficienti. Il dato di copertura relativo ai servizi residenziali risulta più basso di un punto percentuale rispetto al 2019, in virtù del sensibile calo degli utenti in carico dovuto sia alla riduzione degli accessi che, probabilmente, all’aumento della mortalità nelle RSA dovuto a Covid-19. La copertura del bisogno sale invece al 9% se l’utenza in carico viene messa in relazione con la fascia di popolazione più in target per il servizio, gli over75 non autosufficienti.

 

L’Operatore di Comunità

 

La Tabella 7 mostra la copertura del bisogno tramite RSA tra questa fascia di popolazione nelle diverse regioni italiane, che registra un’ampia variabilità che segue la geografia del Paese: nelle regioni del Nord i tassi di copertura sono superiori al 10%, nel Centro-Sud sono compresi tra l’1 e il 5%, percentuali estremamente contenute. Questa distribuzione dei tassi di copertura è coerente con la presenza delle strutture sul territorio nazionale, anche se l’assenza del dato sulla distribuzione dei posti letto per regione.

 

Tabella 7

 

Si conclude la rappresentazione della capacità della rete di rispondere al fabbisogno attraverso la distribuzione regionale della copertura tramite ADI, che come visto è oggi il servizio pubblico più capillare.

La Tabella 8 mostra questo approfondimento e l’ampia variabilità nella capacità di questo strumento di intercettare una quota più o meno ampia del bisogno, a seconda dei contesti. Da questa rappresentazione si evince una forbice di ben 61 punti percentuali tra la regione che raggiunge che raggiunge due terzi della popolazione target stimata (over65), il Molise, e la Valle d’Aosta e la Provincia Autonoma di Bolzano, che ne intercettano circa il 2%.

 

Tabella 8

 

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