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L’arte del teatro nell’infanzia, “un’esperienza di comunità”: intervista a Claudio Milani, interprete e regista

Le emozioni e il coinvolgimento del teatro durante l’infanzia come strumento di crescita, conoscenza e scoperta di sé e dell’altro. Un canale per comunicare con i bambini e le bambine, che passa attraverso il mondo immaginifico, che tocca universi fantastici per arrivare a raccontare  e mettere in scena situazioni e sensazioni reali. Insegnando, incuriosendo, facendo riflettere.

A raccontarci le peculiarità dell’approccio teatrale con i più piccoli è Claudio Milani, ideatore, interprete e regista di spettacoli dedicati al mondo dell’infanzia. È stato proprio lui, nell’ambito di Essere all’altezza, progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del fondo al contrasto alla povertà educativa, a essere stato coinvolto dalla cooperativa Proges nei lavori relativi al video di formazione per la Child Safeguarding Policy; nonché in due momenti di animazione organizzati presso i servizi per l’infanzia di Medesano e Lesignano, che hanno coinvolto educatrici, educatori, coordinatrici, bambini, bambine e genitori.

Cosa significa comunicare con i bambini tramite l’arte del teatro?

“Per fare teatro rivolto a bambini e bambine è fondamentale trascorrere del tempo con loro, conoscerne il linguaggio, che cambia sempre, perché sempre nuove sono le generazioni. Credo che il teatro possa essere interessante perché luogo di incontro umano attraverso una storia, un racconto”.

 

 

Quanto è complesso costruire uno spettacolo che sappia trovare la chiave espressiva giusta?

“Sono due principi che seguo nel creare uno spettacolo per l’infanzia: il primo è che le grandi domande sulla vita esistono a qualsiasi età, semplicemente con modi e forme espressive differenti; il secondo è che i racconti rappresentano una palestra per le emozioni, anche questo a qualsiasi età. Capita che gli adulti si emozionino leggendo un libro, quando questo accade, le sensazioni sono reali (come le lacrime sul viso o una risata), ma senza essere pericolose. Quando proviamo emozioni in un racconto lo facciamo anche per sperimentarci in qualcosa che nella vita potrebbe essere difficile, così da conoscerci meglio e comprendere come funzioneremo in una situazione “pericolosa”.

In che senso?

“Per me le storie interessanti hanno al loro interno una difficoltà da superare. Se i bambini e le bambine sentono che la storia raccontata fa sperimentare come superare un ostacolo, allora si avrà la loro attenzione dall’inizio alla fine”.

E come avviene il coinvolgimento?

“I bambini e le bambine cercano il più possibile di fare solo ciò che piace loro. Se si presenta un’attività che per forma e contenuto< attiva l’interesse, parteciperanno con passione e attenzione. E poi, prima di raccontare una storia mi presento e spiego perché mi trovo lì in quel momento e dove li porterò se vorranno seguirmi”.

Quindi, cosa stimola la loro curiosità?

L’infanzia è interessata al mondo adulto, soprattutto quando l’esperienza che si propone è nella direzione della crescita, attraverso forme accattivanti come quelle presenti nei racconti teatrali.

Ogni racconto è un incontro e spesso durante le narrazioni chiedo ai bambini di intervenire, soprattutto con la parola. La partecipazione diventa così attiva e spesso rumorosa”.

 

 

Quali sono le peculiarità del linguaggio teatrale nell’approccio con l’infanzia?

“Le principali sono due e si compenetrano: la realtà e la presenza del corpo. I bambini e le bambine di oggi vivono esperienze di racconto e intrattenimento che coinvolgono principalmente vista e udito, attraverso mezzi che hanno schermo e audio: cinema, televisore e spesso smartphone e tablet.

Nel teatro tutto avviene nella realtà. La storia si compone con corpi in presenza che sensorialmente percepiscono ciò che accade, nella vicinanza con altri corpi (i compagni, le compagne, le maestre, le educatrici, gli attori e le attrici), in uno spazio deputato all’incontro.

Queste peculiarità fanno del linguaggio teatrale un’occasione di rito di comunità: ci si trova attorno a una metafora, a un racconto, anche per comprendere insieme qual è il significato di essere umani. Il teatro è un’esperienza di comunità”.

Parlando del coinvolgimento nel progetto Essere all’altezza?

“Essere all’altezza mi ha visto partecipe nel progetto di Proges relativo alla pubblicazione della Child Safeguarding Policy, il documento che hanno stilato per la tutela di bambine, bambini e adolescenti. Due le azioni attivate: l’ideazione e realizzazione di un video da usare per la formazione delle persone che collaborano da dipendenti o da esterni con Proges e due interventi di animazione e racconto per bambini, bambine e famiglie, volto a sensibilizzare rispetto all’assunzione della Child Safeguarding Policy.

 

 

L’altra azione è stata realizzata in due luoghi distinti, Medesano e Lesignano de’ Bagni: momenti di animazione, festa, racconto, gioco, emozione, condivisione in cui si è vissuto uno dei principi sottesi alla creazione della Child Safeguarding Policy, ovvero che la comunità si può trovare attorno all’infanzia con uno sguardo partecipativo, attento, costruttivo e anche, perché no, divertito. Il pensiero è quello che la protezione inizia dalla prevenzione e ancor prima dalla cura e dalla partecipazione di tutti gli adulti. Perché se gli adulti che stanno attorno all’infanzia si incontrano, allora ci sono più possibilità per crescere come comunità e superare difficoltà”.

Chiara Marando

 

 

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