In un mondo in cui l’individualismo è sempre più diffuso, in cui tendiamo a chiuderci sempre più in noi stessi, girandoci dall’altra parte di fronte alle ingiustizie sociali e ambientali, è forse possibile cambiare rotta?
Iniziare a navigare in un mondo permeato di gentilezza? In un mondo fatto di relazioni, di scambio tra persone e culture, che offra a tutti l’opportunità di crescere e che miri a uno sviluppo sostenibile?
Un’utopia per alcuni. Una missione per altri.
E tra questi “altri” rientrano tutte le persone che mantengono viva Caritas Children, associazione nata nel 2004 dalla Caritas Parmense con sede a Parma ma di respiro internazionale che ha all’attivo più di quaranta progetti di sostengo a distanza e cooperazione internazionale in Africa, Asia e Sud America.
Un tessuto di relazioni in cui ogni filo è capace di fare la differenza per circa 5000 bambini e bambine in 17 paesi del mondo garantendo loro percorsi scolastici e formativi, pasti, cure, attività sportive e altro. Un ponte di solidarietà che con i sostegni a distanza coinvolge attualmente circa 2.500 benefattori (metà dei quali di Parma e provincia), di cui circa una trentina di aziende, tra cui Proges. Sono numeri dai quali emergono una sensibilità e un impegno importanti da parte dei cittadini e delle aziende di Parma nel contribuire alla costruzione di una vera cultura della pace.
Ne abbiamo parlato con Don Corrado Vitali, presidente di Caritas Children ETS, e Michele Manfredi, direttore esecutivo.
“L’impegno internazionale di Caritas Children, l’allora Caritas Parmense, è nato più di quarant’anni fa dall’esigenza di far fronte a una grave emergenza alimentare in Etiopia. A causa della siccità e dell’instabilità politica causata dalla guerra civile si stima che siano morte più di un milione di persone. Un gruppo di medici e infermieri dell’ospedale di Parma, assieme a Don Arnaldo Baga, allora direttore della Caritas Parmense, partì per prestare la sua attività professionale nella missione dei salesiani. Al loro rientro si decise di dare vita al progetto delle adozioni a distanza”.
Sostegno a distanza. Un’intuizione – quarant’anni fa erano pochissime le realtà italiane impegnate in progetti di adozione a distanza – rivelatasi fondamentale per il sostentamento di bambini, bambine e famiglie in Etiopia, grazie al coordinamento in loco dei salesiani di Don Bosco e delle Suore della Provvidenza.
L’Etiopia fu il primo passo, il primo “filo” di una rete di solidarietà che attualmente tocca sedici paesi del sud del mondo: Bangladesh, Benin, Brasile, Colombia, Congo (RDC), Eritrea, Etiopia, Georgia, India, Madagascar, Palestina, Perù, Senegal, Sri Lanka, Thailandia e Togo. Paesi spesso caratterizzati da instabilità politica, crisi climatiche e alimentari, povertà e mancanza di un sistema sanitario efficiente, di un sistema educativo.
In Brasile, ad esempio, fu proprio Don Corrado Vitali ad avviare e seguire in loco un progetto di adozione a distanza per minori in situazioni precarie e per le loro famiglie.
“Ho vissuto per otto anni nelle periferie di Goiania, a 200 km di distanza da Brasilia, un luogo in cui la strada rappresenta una grande trappola per i più giovani. Il progetto si chiama De Maos Dadas Pela Vida e prevede il doposcuola e l’oratorio come momenti importanti per promuovere l’amicizia, l’ascolto, l’accettazione dell’altro e la collaborazione. Un altro obiettivo è poi quello di cercare di contenere la dispersione scolastica motivando l’autostima di ogni ragazzo” racconta Don Corrado.
“I ringraziamenti all’Italia non si contano. Le famiglie sono sorprese che qualcuno pensi a loro, che dall’altra parte del mappamondo ci sia qualcuno che si interessi di loro senza conoscerli. Già questo fa sentire importanti, permette di uscire da situazioni di isolamento e scoraggiamento.”
E, a volte, la solidarietà attira maggiore solidarietà.
“Oltre a ricevere un aiuto dal sistema di adozione a distanza, le famiglie spesso si aiutano anche tra di loro con gesti di generosità che non sono scontati. Se una mamma non ha più bisogno del passeggino per il figlio, ad esempio invece di venderlo e ricavarci qualche soldo lo dà a una mamma che fa parte di questo gruppo e che ha manifestato il bisogno di un passeggino.”
“Noi siamo convinti che l’istruzione sia il primo passo per cambiare il mondo. Investire sui bambini e sulla loro formazione significa credere in un domani in cui tutti abbiano la possibilità di costruire il proprio futuro con dignità e speranza. Ecco perché i progetti di sostegno a distanza di Caritas Children non si fermano ai singoli bambini, ma si estendono all’intera comunità, creando scuole, spazi sicuri, opportunità di sviluppo locale” aggiunge Michele Manfredi.
“In effetti, prosegue Michele, il nostro impegno non si ferma ai confini internazionali. Anche in Italia, Caritas Children promuove percorsi di educazione alla cittadinanza attiva, perché crediamo che la solidarietà si impari fin da piccoli e che mai come oggi sia fondamentale educare le nuove generazioni a costruire un mondo più giusto e inclusivo”.
Con Caritas Children da più di vent’anni Proges sostiene a distanza cinque ragazzi in progetti dislocati in Thailandia, Eritrea ed Etiopia. Tra questi c’è Abebe, un ragazzo di Addis Abeba che vive insieme alla madre disoccupata, tre fratelli e tre sorelle. Ogni anno manda biglietti di ringraziamento, fotografie e (ottime) pagelle scolastiche. Il contributo economico di Proges gli garantisce il diritto all’infanzia, allo studio, cure mediche e contribuisce al sostentamento di tutta la famiglia.
“Non abbiamo i milioni che potrebbero essere mossi da parte di un governo o di un’organizzazione intergovernativa come l’ONU, ma nel nostro piccolo, grazie alla rete di relazioni che abbiamo costruito in più di quarant’anni e che continuiamo a tessere con il sostegno dei benefattori, sappiamo che possiamo fare davvero la differenza per la vita di bambini, bambine e per le loro famiglie.
Grazie mille a Proges che continua a sostenerci da così tanti anni. Ci unisce la volontà di agire in modo sostenibile, investendo risorse e competenze nell’educazione, ma anche nell’inclusione & Diversity. Qui, nella comunità locale, o nel mondo, nella nostra comunità globale.”