“Mutualità e solidarietà, strettamente correlati alla sfida di garantire qualità ed efficienza”, questi i capisaldi che da sempre muovono l’operato della cooperativa di tipo B Biricca, attiva in diversi ambiti con servizi quali lavanderia, accoglienza, panificio, pulizie e back office.
Proprio in questi ultimi due rientra l’attività iniziata nel 2021, che vede Biricca occuparsi del servizio di pulizia in tutte le farmacie ex comunali di Emilia Romagna e Lombardia. A questo si aggiunge, nel solo territorio lombardo, anche quello di back office volto a supportare il merchandising, il controllo a scaffale e a banco dei prodotti, nonché quello delle bolle di accompagnamento.
A raccontarci questa importante area di intervento è proprio colei che per la cooperativa si occupa di coordinarla: Chiara Ghirelli.
In cosa consiste il lavoro di pulizia all’interno delle farmacie?
“È un servizio ordinario, con circa una settantina di persone impiegate, programmato generalmente su tre turni a settimana ad eccezione delle farmacie che effettuano l’apertura 24 ore su 24, nelle quali l’attività è quotidiana”.
Quali sono le eventuali difficoltà?
“Diciamo che il servizio viene svolto nell’arco della giornata, quindi durante i momenti di apertura delle farmacie con il viavai dei clienti e del personale. Questo significa che le attenzioni devono essere maggiori, poiché diventa necessario non risultare di intralcio e riuscire a svolgere comunque nel modo più adeguato ed efficiente il lavoro. Aggiungo che, visti i controlli costanti, capita spesso di dover effettuare anche servizi straordinari come lo spostamento di tutti i prodotti. In questi casi, però, serve una squadra apposita e specializzata che opera in un momento a parte rispetto al servizio di pulizia ordinario”.
Viene prevista una formazione specifica?
“Certamente. Si procede con una formazione iniziale generale sulla sicurezza, sulle procedure e le azioni, ma anche per ciò che concerne i prodotti utilizzati. Senza dubbio, l’ambiente farmacia necessita di una attenzione significativa”.
E per quanto riguarda il back office?
“Questa è una attività ancora più specifica, perché la persona incaricata si reca presso la farmacia a cui è assegnata sia la mattina, sia il pomeriggio, per occuparsi del servizio di merchandising, per caricare a scaffale o a banco i prodotti che sono stati consegnati, controllando le bolle e che tutto sia a posto.
Per farlo, devono attenersi a procedure specifiche, quali seguire l’ordine alfabetico per il caricamento dei prodotti; posizionamento di determinati brand in modo che siano visibili nell’area di vendita; aggiornamento dell’esposizione dei prodotti. E questo tutti i giorni, dal lunedì al sabato compreso”.
L’obiettivo primario della mission di Biricca è quello legato all’inserimento lavorativo di persone fragili, come si esprime in questo tipo di attività?
“È diversificato. Ad esempio, per quanto riguarda il servizio di pulizie all’interno delle farmacie, attualmente tra le persone impiegate tre di loro presentano disabilità, mentre le altre sono assunzioni ordinarie. Nel servizio di back office, ad oggi sono 4 le farmacie dove vengono attuati gli inserimenti lavorativi con vere e proprie assunzioni. La scelta di prediligere questo tipo di azione nell’attività di back office risiede proprio nella natura stessa del lavoro: vi è una routine ben definita, non ci sono particolari cambiamenti ma una certa ripetitività, caratteristica che per le persone impiegate si traduce in una tranquillità”.
In queste situazioni cosa può fare la differenza?
“La conoscenza delle persone. Le abbiamo selezionate noi attentamente, quindi sappiamo come gestirle e come rapportarci con loro”.
Un rapporto umano ed empatico che diventa primario quindi?
“Senza dubbio. Posso dire che questo rapportarsi con un atteggiamento differente ha cambiato anche me, rispetto al mio lavoro precedente ma in particolare al mio modo di essere, oggi mi riconosco maggiormente aperta verso il prossimo. E poi c’è un altro dettaglio tanto importante quanto interessante: le persone con problematiche, per assurdo, sono quelle che mettono maggiore impegno in ciò che fanno. Certo con più fatica, ma il punto è proprio conoscere le loro difficoltà per avere ben chiaro anche quale comportamento avere in risposta. Il problema maggiore è farlo comprendere anche agli altri, far capire loro i limiti dei colleghi e trovare la strada per venirsi incontro, sensibilizzando e promuovendo l’inclusione”.
Un lavoro quotidiano insomma?
“Tutte le mattine rispondiamo a chiamate di chi, tra loro, cerca sostegno, ascolto, risposte. E noi proviamo a fare il possibile. Posso dire di aver visto alcuni cambiamenti nelle persone, ovviamente se accompagnate, consigliate e supportate. Bisogna farle sentire accolte e rassicurarle. Perché per alcuni, questo lavoro rappresenta una vera e propria svolta nella vita, l’opportunità per tornare ad essere autonomi.
C’è una cosa che però va sempre ricordata: tutti devono essere trattati allo stesso modo, perché tutti sono lì per svolgere il loro lavoro. È una regola per trovare la corretta via di azione e dialogo”.
Chiara Marando