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Evoluzione e gestione nei servizi di digitalizzazione e reception: intervista a Claudia Reggiani, coordinatrice per Biricca

Gestire servizi atti a favorire l’inserimento di personale lavorativo svantaggiato, per Biricca significa supportare persone e aziende in diversi ambiti.

Dopo la lavanderia, i servizi di pulizia aziendali e quelli all’interno delle farmacie, insieme all’attività di back office, un altro focus della cooperativa si concentra sul servizio di digitalizzazione e reception.

A gestirlo dal 2018, in qualità di coordinatrice, è Claudia Reggiani.

Di che cosa si occupa esattamente l’Ufficio digitalizzazione?

In sintesi, perché poi le sfaccettature sono molteplici e seguono le peculiarità delle persone che svolgono il lavoro, questo ufficio trasforma il cartaceo in digitale. A noi arriva la documentazione e ci occupiamo di scansionarla. O meglio, questa è solo una parte, nel tempo l’ufficio si è ingrandito e le tipologie di approccio alla digitalizzazione sono diventate differenti. Il materiale su cui operare adesso arriva anche tramite canale online”.

Quindi c’è stata una evoluzione?

“Dalla nascita dell’Ufficio digitalizzazione molto è cambiato. Sia in termini di strumenti, sia di approccio, oltre che di dimensioni. Il mio arrivo in questo ruolo è coinciso proprio con la necessità di seguire l’idea e l’esigenza di allargare il servizio, quindi anche il bisogno di una figura che potesse coordinare il passaggio e le persone, per il 90% inserimenti lavorativi. Il mio compito è anche quello di fare da mediatrice, perché serve una grande attenzione affinché tutto venga svolto nel modo più corretto, sono fondamentali precisione e manualità”.

In che senso?

Per esempio, capita spesso che arrivino documenti in diverse lingue straniere sui quali dover fare un controllo per poi procedere al caricamento dei dati utilizzando matrici da compilare. Questo si traduce nella necessità di avere conoscenze ampie, quali partita iva e codice Iso  della moneta di differenti nazioni. Sembra semplice, ma non lo è affatto. La mia azione è anche quella di creare strumenti che permettano alle persone coinvolte di svolgere un determinato compito, o capire se chi ho individuato può essere adatto o adatta in base alle sue caratteristiche”.

E come si riesce a determinare questa distinzione e assegnazione dei lavori?

“È una attività continua, la comprensione diventa imprescindibile perché talvolta va gestita la crisi o l’ansia. Sì, le persone con problematiche hanno l’ansia di fare, di tornare a essere utili e sentirsi parte del mondo del lavoro. Per loro rappresenta una sorta di rinascita per potersi rimettere in gioco nella vita. E bisogna trovare una mediazione per aiutarli ad avere ancora la stima verso se stessi, anche con soluzioni studiate ad hoc”.

Abbiamo però parlato di un lavoro che richiede precisione e attenzione, non sempre facili da riscontrare in questi casi. Quindi come “fidarsi”, se così si può dire?

“In fase di colloquio chiedo la loro patologia, la loro storia, per individuare dove poterli indirizzare. Diciamo che all’inizio si comincia con attività che possono sembrare banali, tipo sistemare il cartaceo da preparare per la scansione, oppure mettere in ordine alfabetico, decrescente o crescente i documenti. Già così si capisce molto. A questo si aggiunge un dialogo costante, il farli sentire sostenuti.

Aggiungo che, nel frattempo, alcuni già impegnati da tempo sono cresciuti professionalmente e si occupano di svolgere un controllo sul lavoro degli altri”.

E per quanto riguarda il servizio di reception?

“Anche in questo caso si tratta di inserimenti. L’azienda ci chiede la copertura, l’orario e la tipologia di mansione e noi ci occupiamo di identificare chi indirizzare in base alle necessità espresse dal committente”.

Un coordinamento quotidiano in entrambi i servizi?

“Il mio lavoro è unire i puntini che inizialmente sembrano tutti sparsi. Se sono brava, il disegno finale viene bene, altrimenti è tutto un cancellare e sistemare. Io cerco di capire le difficoltà di ognuno, non è detto che chi comincia in un posto rimanga lì, c’è flessibilità per andare incontro alle esigenze. Ci vuole sempre grande schiettezza nel rapporto”.

Quante sono attualmente le persone impiegate tra reception e ufficio digitalizzazione?

“22 in totale suddivisi fra 3 uffici e 3 reception. Alcuni in modalità smart working”.

Un bilancio personale ad oggi?

“È un lavoro che mi ha arricchita, ho conosciuto persone con storie impegnative e belle, storie di famiglie, di rinascita. Io ad alcuni dico che dovrebbero scrivere un libro. Una persona nuova che arriva  corrisponde a una scoperta, a una sfida e, nello stesso tempo, a una risorsa. Mi sono data come scopo di non lasciarli mai da soli, a volte basta la presenza, un sorriso”.

Chiara Marando

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