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Il potere gentile dell’arpaterapia alla Casa Albergo Maruffi di Piacenza

Alla Casa Albergo Maruffi di Piacenza il tempo sembra fermarsi ogni volta che Valentina varca la soglia della struttura. Con sé ha la sua arpa, uno strumento antichissimo e dal suono avvolgente che per l’occasione si fa portavoce di un “prendersi cura” attraverso la musica, le emozioni e il contatto umano.

Il progetto si chiama “Melodie di Cura: l’Arpa come Terapia del Benessere” e nasce con un intento preciso: migliorare il benessere psico-fisico degli ospiti della struttura offrendo un’esperienza musicale rilassante, capace di stimolare emozioni positive, ridurre lo stress e favorire la socializzazione. Non si tratta solo di ascolto passivo: l’iniziativa prevede infatti momenti in cui gli ospiti possono suonare l’arpa, toccarne le corde, scoprirne la magia, e soprattutto, riconnettersi con sé stessi e con gli altri. Le sessioni si svolgono nella sala principale della struttura, dove la presenza costante dell’animatrice Renata contribuisce a creare un ambiente accogliente.

“Appena inizio a suonare, cala un silenzio profondo anche quando prima c’era confusione,” racconta l’arpista Valentina Bersani, “e ogni volta è sorprendente vedere come la musica riesca a trasformare gli stati d’animo. Un’anziana, che si lamentava con tono irritato per la porta lasciata aperta, ha cambiato completamente espressione non appena ha sentito le prime note. Il suo volto si è disteso, ha iniziato ad annuire e alla fine mi ha detto ‘brava’ con un sorriso.”

 

 

Ma non ci si ferma all’ascolto: gli ospiti sono invitati a suonare l’arpa, a toccare le corde, a sentire le vibrazioni.

“Giuliano, ospite della Casa Albergo, mi ha detto che il suono dell’arpa gli ricordava la voce della sua amata donna, nonostante siano separati da anni. Si è sentito rilassato, in pace. Ogni persona si approccia allo strumento in modo unico, e questa spontaneità diventa una forma di espressione profonda. Un momento particolarmente toccante è stato quello in cui un ospite affetto da Parkinson, desideroso da tempo di suonare, ha poggiato le dita sull’arpa e ha suonato con una delicatezza tale da catturare l’attenzione di tutta la sala. Toccava l’arpa con l’anima, rimaneva sulle stesse corde ma con una intensità che commuoveva” continua Valentina.

Tra battute affettuose, scoperte musicali e momenti di profonda connessione, “Melodie di Cura” si rivela molto più di un progetto: è un incontro che rafforza il senso di comunità e restituisce agli anziani una sensazione di presenza e dignità.

“Ogni volta che me ne vado, mi chiedono quando tornerò,” conclude Valentina, “e sapere che mi aspettano mi riempie il cuore.” FR

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