“Quello dell’affido è un mondo ampio, diversificato, ancora poco conosciuto. L’obiettivo è quello di sostenere il minore nella sua crescita e nei suoi bisogni affettivi e, parallelamente, la famiglia di origine. Tramite servizi specifici aiutiamo quest’ultima a riacquisire le capacità genitoriali fino a quel momento carenti così da facilitare il rientro del minore al suo interno. Molti confondono impropriamente l’affido con l’adozione, che ha finalità, per certi aspetti, opposte“.
Così le operatrici del servizio affidi, Marica Mainolfi, Valentina Panigo e Chiara Ribaga spiegano questa attività così complessa e delicata che la cooperativa Proges svolge in appalto nella provincia di Varese, a Tradate, Busto Arsizio e Saronno.
E’ un servizio unicum per Proges al quale oggi accedono circa 40 famiglie.
I minori che sperimentano l’affido hanno vissuto storie difficili, spesso traumatiche. Per loro il tribunale ha deciso l’allontanamento temporaneo dalla famiglia di origine. Si arriva a questo punto in presenza di storie di grave trascuratezza, violenza assistita, abuso o maltrattamenti subiti dai bambini oppure quando è proprio la famiglia di origine, consapevole delle proprie fragilità in un particolare momento di vita, a chiedere supporto e aiuto ai servizi partecipando attivamente al progetto di affido.
L’affido, nelle sue diverse tipologie, presenta due caratteristiche fondamentali. La prima è la temporaneità perchè la finalità, come detto, è il ritorno nella famiglia di origine. La seconda è il mantenimento del rapporto del minore con i genitori naturali (salvo diverse disposizioni dell’Autorità Giudiziaria competente), nella logica della continuità degli affetti e nella previsione di un rientro.
“Al servizio accedono spontaneamente tutte le persone, coppie (con o senza figli) o single che vogliono approcciarsi all’esperienza dell’affido e aprire la loro casa e il loro cuore a un bambino che bisogno di cure e affetto” spiega Marica Mainolfi, coordinatrice territoriale. “Non ci sono limiti legati all’età, orientamento sessuale, religione o etnia. ‘L’affido ne ha per tutti’ recita un nostro slogan.”
L’affido racchiude in sé diverse modalità di supporto e affiancamento al minore e alla sua famiglia. Negli affidi a tempo pieno il bambino viene inserito nella famiglia affidataria per un massimo di 24 mesi, eventualmente rinnovabili. L’affido leggero, invece, è l’accoglienza che necessita di una presenza meno costante della risorsa affidataria. Il minore rimane perciò collocato presso la propria famiglia e viene supportato per frazioni di giornate o settimane (qualche pomeriggio, il fine settimana, una sera ogni tanto). Infine c’è l’affido di emergenza, ovvero l’inserimento urgente per un breve periodo (giorni o settimane) di minori che hanno l’esigenza di trovare un collocamento urgente, in attesa di un progetto maggiormente definito.
Esistono, inoltre, diversi tipi di vicinanza solidale o affiancamento famiglia con famiglia, che prevedono un supporto all’intero nucleo in un’ottica di reciprocità e scambio reciproco.
“L’equipe multidisciplinare di Proges, composta da educatori, assistenti sociali e psicologici, svolge i colloqui con le risorse che si propongono come affidatarie per conoscerle e approfondire motivazioni, disponibilità, consapevolezza, capacità di accoglienza” aggiunge la coordinatrice tecnica dei servizi affidi Proges, Valentina Panigo. “La conoscenza avviene attraverso 6/7 incontri, a cui fanno seguito dei cicli formativi condivisi con altre risorse affidatarie.”
L’equipe multidisciplinare sostiene la risorsa affidataria lungo tutto il progetto di affido attraverso colloqui periodici e gruppi di confronto con altri affidatari.
“Un compito del nostro servizio è far conoscere alla cittadinanza l’opportunità dell’affido. Lo facciamo tramite eventi, con il supporto anche delle nostre famiglie o delle associazioni, testimonianze dirette oppure partecipando a momenti programmati dal Comune referente, utilizzando i social e i volantini. Lavoriamo anche sulla prevenzione, ovvero sulla costruzione di reti informali tra famiglie all’interno della comunità” conclude una delle psicologhe dei servizi affidi Chiara Ribaga. “La famiglia affidataria è chiamata a riparare ciò che non ha funzionato, non a togliere o giudicare, a collaborare in un’ottica di reciprocità, perchè anche la famiglia che affianca apprende dalla famiglia che sta affiancando. Entrambe ragionano su se stesse in un’ottica di solidarietà e di sostegno. Al centro ovviamente, ci sono sempre i bambini e i loro bisogni.”
Andrea Marsiletti