“Ci siamo riaggiudicati il servizio pedonale dell’ospedale Maggiore di Parma per altri cinque anni e siamo appena partiti con quello di Vaio a Fidenza. Ormai svolgiamo questo lavoro da circa quindici anni… diciamo che Proges ha maturato una certa esperienza in materia.”
A fronte del recente rinnovo abbiamo chiesto a Cristian Rizzoli, coordinatore del servizio pedonale di Proges in provincia di Parma, di farci conoscere meglio questa attività così importante per i pazienti e per i reparti che richiede capacità di relazione e una conoscenza perfetta dei percorsi e delle funzioni degli ospedali.
“I nostri 60 operatori, attivi h24, trasportano i pazienti dal Pronto Soccorso e dalle degenze verso le diagnostiche e per le consulenze. Ci occupiamo del trasporto di persone camminanti, seggiolate o barellate con i nostri equipaggi, singoli o in coppia; i casi gravi vengono accompagnati anche dal personale medico. Abbiamo un timing da rispettare definito nei giorni precedenti o qualche ora prima, all’interno del quale la priorità è dare precedenza alle emergenze. A coordinare i trasporti c’è la centrale operativa, anch’essa gestita da Proges” spiega Cristian.
Come sta andando il servizio? “Se non senti i referenti dell’Azienda Ospedaliera vuol dire che va tutto bene. Ultimamente li sentiamo poco. Scherzi a parte, il rapporto tra noi è molto buono.”
Non è un lavoro facile.
“Non è possibile prevedere i picchi di trasporto, al più possiamo stimarli grazie all’esperienza maturata. Nei turni al mattino sono coinvolti di norma 10-12 operatori che durante la giornata crescono a 15-20, per poi calare di notte. I turni sono di 7/8 ore. Il lavoro è impegnativo, anche per il numero di chilometri da percorrere” aggiunge Cristian. “Siamo organizzati in due squadre, una che si occupa del Pronto Soccorso e l’altra dei pazienti ricoverati, ma in base alle necessità ciascuna è a disposizione dell’altra. Il mio compito è quello di rendere sempre più funzionale il servizio cercando di stimolare gli operatori creando un clima positivo e di rispettare i tempi di esecuzione dei servizi secondo le richieste della committenza.”
Michele Bosi è un operatore impegnato in turni sia giornalieri che notturni: “Di notte la nostra presenza numerica si riduce, a volte eseguiamo 10 trasporti ma siamo anche arrivati a 60. Un episodio che mi è rimasto impresso in questi anni? Ricordo un giovane che aveva tentato il suicidio e stavamo accompagnando in sala operatoria. Mentre lui parlava con noi assolutamente cosciente, notai che aveva l’oggetto usato per tentare di togliersi la vita ancora conficcato nel corpo. Una scena da film! Poi abbiamo saputo che l’operazione è riuscita perfettamente e si è salvato. Ne fui molto felice.”
“La nostra quotidianità passata nella sofferenza ti dona la consapevolezza che la vita senza malattia è ‘facile’, e che basta davvero pochissimo perchè il suo corso possa cambiare direzione” racconta Micaela Fereoli, operatrice. “Non potrò mai dimenticare una giovane donna malata di tumore che trasportammo fuori dall’ospedale per consentirle di trascorrere i suoi ultimi giorni a casa. Ci riferirono che organizzò una festa di compleanno sul mare per salutare gli amici, un giorno prima di morire. Grazie a questo lavoro ho la consapevolezza che ogni giorno debba essere vissuto e celebrato. Abbiamo il privilegio di conoscere persone incredibili. Neppure la malattia o la vicinanza alla morte spengono la loro luce.”
Andrea Marsiletti