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INTERVISTA – Prof Calabrese (Unimore): “L’Archivio Digitale renderà fruibile l’immenso patrimonio del disegno infantile”

Il professore Stefano Calabrese è docente del Dipartimento Educazione e Scienze Umane dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

Lo abbiamo intervistato sull’importanza del disegno infantile e dell’Archivio Digitale che sta progettando insieme al suo Gruppo di Ricerca.

Si parla spesso di disegno, inteso come strumento dal valore espressivo e comunicativo, fino al termine della scuola dell’infanzia, poi la tematica sembra scomparire e lasciare il posto alla literacy e alla competenza verbale. Perché il disegno deve essere riconosciuto come strumento imprescindibile e deve essere re-introdotto nella quotidianità di tutti i livelli scolastici?

Il visual storytelling può essere considerato un linguaggio adamitico e inappreso, sulla base del quale. come mostrano recenti ricerche neuro-cognitiviste, non solo apprendiamo a grammaticalizzare il linguaggio verbale bensì a raccontare fin dai primi anni di vita la realtà percepita, fornendone valutazioni emotive e traendone indicazioni utili alla formazione identitaria. Fino a vent’anni fa, i test di neuro-imaging rilevavano un’attivazione delle aree della visione nel corso della lettura di testi verbali solo nel caso delle lingue ideogrammatiche orientali, mentre oggi i test di lettura sui media digitali rivelano con grande sorpresa la medesima attivazione cerebrale. Per questo, autori cognitivisti statunitensi, come Joseph Magliano e Lester Loschky, sono diventati dei convinti assertori circa la necessità di introdurre nel syllabus scolastico della prima e media infanzia il visual storytelling come utensile altamente redditizio in termini di acquisizione delle capacità di decodifica, ragionamento causale, identificazione empatica e miglioramento del Mind Reading, ossia della capacità di leggere le intenzioni altrui.

 

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L’Archivio Digitale del Disegno Infantile che state progettando con il suo gruppo di ricerca (Dipartimento di Educazione e Scienze Umane, UNIMORE) vuole, dunque, spostare l’attenzione della comunità educante, dei genitori e di tutti i soggetti interessati proprio sull’importanza dell’alfabetizzazione visiva. A sua opinione, come questo progetto può influenzare positivamente le pratiche educative e didattiche quotidiane?

Il punto è questo: il disegno costituisce la prima vera grammatica della comunicazione. Attraverso le aree cerebrali visive i bambini apprendono l’alfabeto della realtà e iniziano ad attribuire significato. Ecco che le attività grafiche si presentano come imprescindibili strumenti conoscitivi, cognitivi, espressivi e comunicativi sin dai primi mesi di vita. Non a caso, tracciare segni appartiene all’uomo fin dalle sue origini in quanto rivela la volontà di attribuire “un senso” a ciò che lo circonda. Se all’inizio vengono solitamente realizzati alcuni segni – denominati anche scribbles, gradualmente questi ultimi si trasformano disegni, ovvero in rappresentazioni figurative di ciò che vediamo e immaginiamo. La costituzione dell’Archivio è parallela alla convinzione che il disegno, ben lontano dall’essere un semplice strumento dal valore ludico, vada riconosciuto e potenziato all’interno dei contesti educativi.

 

 

L’Archivio consentirà a tutti i soggetti interessati di accedere facilmente ad un vasto patrimonio di produzioni grafiche realizzate in età infantile. Come si potrà navigare questa banca-dati e quali informazioni devono essere ricercate al suo interno?

L’Archivio intende conservare, digitalizzare e rendere fruibile al pubblico l’immenso patrimonio culturale relativo al disegno infantile. La banca-dati sarà realizzata all’interno di una Piattaforma di proprietà del Centro Interdipartimentale di Ricerca sulle Digital Humanities (DHMORE) e potrà essere navigata liberamente da qualsiasi soggetto interessato alla tematica. Immaginiamo un utente dell’Archivio tra un secolo: potrà studiare il modo in cui i bambini che frequentano attualmente la Scuola dell’infanzia o la Primaria hanno, ad esempio, rappresentato il Covid, o valutare a quale età i volti hanno iniziato a popolarsi delle sue componenti principali (naso, occhi, bocca, orecchie) o quando i rapporti di causa/effetto hanno fatto la loro comparsa nei disegni sequenziali.

 

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La realizzazione e l’implementazione dell’Archivio mette in relazione l’Università con le realtà educative del Territorio. Come e perché questo scambio può essere considerato prezioso?

Per un obiettivo tanto ambizioso la collaborazione tra mondo accademico e realtà educative territoriali – come Parma Infanzia – sembra essere un passaggio imprescindibile. Se da un lato è importante prevedere alcuni momenti formativi che consentono di diffondere le certezze raggiunte dalla comunità scientifica negli ultimi anni, dall’altro lato è altrettanto importante ricevere feedback dai professionisti educativi che riflettono le modalità di utilizzo del codice iconico nella quotidianità. Ciò che deve interessare maggiormente è l’obiettivo comune: reintrodurre il disegno in qualsiasi livello scolastico per riuscire ad operare un mutamento radicale nei processi educativi e culturali.

Andrea Marsiletti

 

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