Francesca Corotti, vicepresidente di Proges e responsabile dell’Ufficio Soci, è stata la promotrice del progetto “Ladies first” per la valorizzazione del femminile in cooperativa.
L’abbiamo intervistata.
Perchè Proges ha deciso di avviare nel 2022 il progetto pilota Ladies first?
Il 90% della nostra base sociale è composto da donne. Però i numeri non sono tutto, se la cultura di un’azienda non è inclusiva la diversità può essere tollerata senza venire accolta. Proges non vuole limitarsi a essere una cooperativa con molte donne ma vuole essere una cooperativa che colloca il femminile nel proprio quadro valoriale e pensa alla componente femminile come a un valore aggiunto per l’organizzazione.
Da qui l’esigenza di realizzare un percorso di consapevolezza al femminile per favorire un processo culturale e di cambiamento prospettico. Ci siamo quindi rivolti a Paola Lazzarini, senior consultant manager e head of CSR in Cegos Italia con cui abbiamo costruito un percorso formativo funzionale a questa visione e contestualizzato alla realtà di Proges.
Devo dire che abbiamo trovato terreno fertile e sensibile. Per i numeri e la sensibilità che esprimiamo, Proges ha già messo in atto strategie di tutela della maternità (ad esempio il riconosciamo della maternità obbligatoria al 100%), istituti di flessibilità contrattuale, azioni concrete che hanno portato nel 2012 alla certificazione non obbligatoria “Family Audit” relativa al benessere famigliare e alle politiche di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Così impostato, però, questo rischia di apparire più un ragionamento per difetto, che pone il femminile come un problema o come uno svantaggio. Il progetto Ladies first ha lo scopo di mettere il femminile e le diversità a valore. Non in contrapposizione al maschile, non ci interessa rovesciare degli equilibri.
Ma proporre il concetto davvero progressista della Femminilità della Leadership che oggi sostituisce quello di leadership al femminile poiché il concetto di Femminilità a supporto della leadership supera il tema del genere in senso stretto per valorizzare il valore aggiunto che la compagine femminile può apportare in contesti organizzativi di complessità e sensibilità.
In cosa è consistito il progetto?
Siamo partiti stabilendo una base comune sulle esperienze e sulle aspettative delle donne in Proges.
Abbiamo quindi strutturato un modulo formativo per elaborare un percorso condiviso, partecipato e consapevole. Alla sperimentazione hanno partecipato dieci donne under 40 facenti parte della tecno-struttura rappresentative delle varie aree quali produzione, finanza, amministrazione, personale, sistemi integrati, formazione. Dieci donne motivate a mettersi in gioco e a uscire dalla quotidianità lavorativa per partecipare a un progetto ambizioso che guarda al futuro della cooperativa.
Perchè avete scelto solo donne under 40?
La soglia di età è stata definita nell’ottica del ricambio generazionale, che è un tema rilevante per le organizzazioni complesse e una questione prioritaria per la cooperativa.
Quali sono stati i vantaggi per le partecipanti?
Il primo è stato l’ascolto e la valorizzazione delle proprie esperienze. A differenza della cultura aziendale degli anni ’90, non sono più solo le persone a doversi adeguare alle organizzazioni, perchè oggi sono loro a scegliere le aziende che le sanno accogliere e valorizzare. Stiamo assistendo a fenomeni di massa rilevanti quali le dimissioni (soprattutto di giovani) e il “quite quitting”, cioè lo spegnimento del lavoratore che si limita a svolgere le sue funzioni al minimo indispensabile. Le organizzazioni che non ascoltano le persone, quindi, o le perdono in senso letterale o smettono di ricevere da esse un valore.
Il secondo beneficio è stato l’empowerment, cioè la consapevolezza che ciascuna di noi può essere parte positiva del cambiamento.
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Quali saranno i passi successivi di Ladies first?
Dopo la sperimentazione del 2022 il progetto proseguirà nel 2023, Ladies first non può rimanere un’esperienza fine a stessa. E’ previsto un upgrade del team pilota e un secondo modulo formativo aperto ad una compagine mista.
La formazione deve spingerci a sperimentare buone pratiche dobbiamo necessariamente passare dalle parole ai fatti.
Se era necessario partire dalla tecnostruttura è chiaro che, o l’empowerment al femminile arriva anche nei servizi e sui territori, o non diventerà mai parte della nostra cultura aziendale profonda. Quindi il progetto va esteso. Altrimenti rischiamo di creare dei percorsi di carriera al femminile in un’organizzazione governata da logiche maschili. Oppure invertire semplicemente i numeri. Quello che vogliamo non è semplicemente sostituire il numero di donne che dirigono le aziende ma favorire le trasformazioni che le donne sono in grado di produrre nella cultura organizzativa.
Ladies first deve essere un percorso generativo di nuove relazioni e collaborazioni, uno stimolo alla curiosità del lavoro degli altri, lo sviluppo di nuove competenze, oltre che, naturalmente, di una nuova cultura aziendale.
Andrea Marsiletti