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Le cooperative di Comunità al servizio dei territori

“Le cooperative di comunità rappresentano un’eccellenza e un modello di sviluppo sociale adatto alla rinascita delle aree interne a maggior rischio per la chiusura di attività economiche di prossimità. Con la pubblicazione di questo libro abbiamo voluto raccontare la storia di 24 cooperative di comunità dell’Emilia-Romagna, dalla Val Trebbia piacentina all’Alta Valmarecchia riminese, che testimoniano la passione e la dedizione di cittadini pronti a mettersi al servizio dei loro paesi”.

Così il presidente di Confcooperative Emilia Romagna Francesco Milza è intervenuto questa mattina nel corso dell’evento “Territori generativi. Storie di cooperative di comunità dell’Emilia-Romagna raccontate dai loro protagonisti” tenutosi alla Dallara Academy a Varano de’ Melegari (Parma). L’iniziativa, promossa da Confcooperative Emilia Romagna e aperta dal sindaco Giuseppe Restiani, è stata l’occasione per presentare l’omonimo libro curato dal giornalista e scrittore Elio Pezzi e realizzato con il contributo di Fondosviluppo. “Queste imprese – ha aggiunto Milza – sono esempi di economia generativa e non estrattiva, nascono per rispondere a bisogni e distribuire sviluppo e benessere nei territori che abitano”.

“In Emilia-Romagna contiamo ad oggi circa 35 cooperative di comunità e la legge regionale è fondamentale per fornire un solido inquadramento giuridico, aggiungendo così un tassello fondamentale al Patto per il Lavoro e per il Clima – ha sottolineato nel suo intervento l’assessore regionale alla Programmazione territoriale Barbara Lori -. Subito dopo l’approvazione della legge, nell’autunno scorso, abbiamo voluto emanare il primo bando (che ha sostenuto 17 imprese) per dare un segnale concreto a cooperative e territori; prossimamente, entro l’anno, arriverà il secondo bando e prima ancora pubblicheremo l’albo regionale delle cooperative di comunità. Confidiamo – ha aggiunto l’assessore Lori – che la cornice normativa della legge regionale possa permettere alle cooperative di comunità di concorrere anche ai fondi resi disponibili nei vari bandi Fesr e del Piano di Sviluppo Rurale, a seconda delle attività prevalenti che ognuna di queste cooperative individua. Inoltre, c’è anche la Strategia delle Aree interne che ci può consentire di intercettare risorse europee per aiutare l’attività delle cooperative di comunità, chiamate a ridurre le disuguaglianze territoriali e sociali”.

Il primo bando regionale dell’autunno scorso ha assegnato risorse per 140.000 euro distribuite tra 17 cooperative di comunità, che hanno potuto beneficiare di contributi da un minimo di 3.500 ad un massimo di 10.000 euro, così da finanziare progetti per complessivi 212.000 euro per lo sviluppo di attività economiche locali, valorizzazione del territorio e sostegno ai servizi di prossimità e diffusione di strumenti digitali in aree a rischio spopolamento. La dotazione complessiva della legge regionale nel triennio 2022-24 è di mezzo milione di euro, pertanto restano ancora 360.000 euro da assegnare entro il prossimo anno.

 

 

Nel corso della tavola rotonda, moderata dal direttore di Aiccon Paolo Venturi, è intervenuto anche l’amministratore delegato di Dallara Andrea Pontremoli. “Un’azienda può diventare competitiva nel mondo solo se contribuisce a rendere competitivo il suo territorio, altrimenti la sua attività non è sostenibile nel tempo – ha detto Pontremoli -. Questo approccio richiede un cambiamento culturale radicale per l’imprenditore, che non può prescindere dal contesto sociale in cui è inserito. Per noi di Dallara – ha concluso – essere generativi, proprio come le cooperative di comunità, significa impegnarsi per creare e diffondere sviluppo e benessere nel nostro territorio”.

“Da anni abbiamo aperto il grande cantiere della legge nazionale sulle cooperative di comunità, dovendo inserire novità e integrazioni in corso d’opera per stare al passo con lo sviluppo di queste forme di impresa e con i cambi di Governo” ha detto Massimiliano Monetti, delegato nazionale Confcooperative per le cooperative di comunità. “Le cooperative di comunità – ha aggiunto – rappresentano oggi una forma strategica di impresa per ripensare la mutualità mettendo al centro i territori e partendo dai veri protagonisti che sono gli abitanti. Siamo impegnati nel dialogo con Parlamento e Governo per fare comprendere la straordinarietà e complessità di questa esperienza che necessita di un riconoscimento normativo per superare le rigidità burocratiche, tra cui la classificazione per codici Ateco”.

 

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Infine è intervenuto anche il coordinatore regionale delle cooperative di comunità Alessandro Cardinali. “I bisogni a cui rispondere sono destinati ad aumentare ed è necessario che sia approvata anche una legge nazionale per fornire un quadro normativo chiaro e definito. Occorre diversificare i sostegni per assicurare continuità alle cooperative di comunità, prevedendo altri finanziamenti oltre ai bandi della Regione. Per questo – ha aggiunto Cardinali – vogliamo avviare un coordinamento con tutti i GAL (Gruppi di azione locale) presenti in regione per uniformare il più possibile i bandi a sostegno dei territori”.

 

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