Come sono cambiati i servizi agli anziani, come cambieranno nei prossimi anni, quale ruolo della domotica nelle RSA?
E’ su questi temi decisivi per il welfare nazionale che abbiano intervistato Davide Cortesi, Business Area Manager Assistenza di Proges (BAM).
In questi anni in cui hai lavorato in Proges come hai visto evolversi i servizi agli anziani?
Senza timore di smentita posso affermare che negli ultimi 25 anni il settore dell’assistenza alle persone anziane è notevolmente cambiato. Tanti aspetti sono migliorati, in particolare le metodologie di lavoro poggiano su basi tecniche più solide e certificate.
Le organizzazioni, grazie anche al contributo dell’informatizzazione, garantiscono la tracciabilità del lavoro svolto, la trasmissione e la conservazione delle informazioni, la raccolta e la rielaborazione dei dati sociosanitari.
Un tempo chi operava nel nostro ambito era visto quasi come un “missionario”. Adesso il lavoro di assistenza e cura è sottoposto a dinamiche simili a quelle di altre professioni. C’è ancora un sostanziale atteggiamento di riconoscenza degli utenti, ma sono cresciute le aspettative, le rivendicazioni di diritti e la richiesta di importanti standard di qualità.
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Quali credi siano le caratteristiche più specifiche delle gestioni Proges?
Proges sta gestendo oltre 80 servizi per persone anziane. La nostra cooperativa si sforza di coniugare la professionalità con la passione per questo mestiere, la generosità operativa con la sostenibilità economica per garantire servizi con prospettive solide e affidabili.
Si parla tanto di domotica nelle RSA. A che punto siamo?
Abbiamo intrapreso e consolidato numerose sperimentazioni di dispositivi e servizi.
Penso ai sensori posizionati in apposite pettorine che analizzano la deambulazione e valutano la stabilità delle persone, che sono molto utili per prevenire il rischio di cadute.
Altri dispositivi misurano la permanenza a letto, la posizione assunta mentre si dorme e la qualità del riposo offrendo importanti informazioni per valutare la tonicità fisica e mentale e per prevenire le lesioni da decubito.
Sono utilizzate applicazioni avanzate di stimolazione cognitiva. Si tratta di piattaforme contenenti esercizi, giochi, attività individuali o di gruppo a cui si accede tramite tablet specificatamente pensate per persone affette da deterioramento cognitivo a vari livelli. Queste sedute sono sempre supervisionate da psicologi allo scopo formati.
Gli esiti di tutte queste soluzioni sono decisamente positivi e confermano ciò che abbiamo imparato in tanti anni di collaborazione con il Dipartimento di ingegneria delle comunicazioni del professor Ciampolini dell’Università di Parma: se associamo il supporto tecnologico alla cultura e all’approccio umanistico arricchiamo i servizi di valore aggiunto, di informazioni affidabili e aggiornate, di sicurezza ed efficienza.
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Quanto credi il mercato privato dei servizi agli anziani inciderà in futuro sul welfare italiano?
Per vari motivi in Italia si registra un significativo ritardo nello sviluppo di trend commerciali nel settore dei servizi privati alla terza età che in altri Paesi europei sono molto più maturi e consolidati. Anche la nostra cooperativa si sta adeguando. I posti privati gestiti da Proges sono notevolmente aumentati negli ultimi anni. Proges sta strutturando un moderno servizio clienti che fornisce consulenza e mette in relazione la domanda con l’offerta di servizi. Oltre agli abituali percorsi di accesso (servizi sociali, dimissioni ospedaliere, soluzioni emergenziali) sono sempre di più le richieste che provengono da utenti consapevoli, con buone autonomie, che pianificano lucidamente il proprio “invecchiamento attivo”.
Come vedi i servizi agli anziani tra dieci anni?
Mi ritrovo in varie considerazioni espresse da esperti più autorevoli del sottoscritto.
I servizi sociosanitari saranno sempre più supportati dalla tecnologia ma, come dicevamo prima, non dovremo mai dimenticare che il nostro lavoro è fatto soprattutto di relazione, empatia, affetto. Il lavoro fisico e mentale trova energia e si alimenta dal benessere che concretamente produciamo con le nostre azioni.
Le strutture residenziali per persone anziane hanno maturato straordinarie competenze tecniche. Dobbiamo trovare la modalità giusta per utilizzare le esperienze, la professionalità, le abilità di medici, infermieri, Oss, fisioterapisti, terapisti occupazionali anche nell’assistenza a domicilio. Alcune regioni, in particolare la Lombardia, avevano attivato importanti progetti di RSA aperte e gli esiti erano incoraggianti. Poi, probabilmente a causa di difficoltà economiche, tali progettualità sono state ridimensionate.
Chi sono oggi gli utenti delle strutture residenziali per la terza/quarta età?
La gamma di utenti è estremamente variegata. Ospitiamo persone affette da gravi deterioramenti cognitivi ma anche persone che acquistano autonomamente su Amazon o sottoscrivono abbonamenti per guardare le ultime Serie Tv. Ci sono persone che “si sistemano” personalizzando i propri spazi con abbondanti dotazioni di effetti personali e altre che, purtroppo, che rimangono in struttura solo pochi giorni. Sarà fondamentale continuare a essere capaci di interpretare queste situazioni, apparentemente contraddittorie, che richiedono flessibilità mentale e operativa, integrazione di competenze e soprattutto tanta motivazione. Tutte peculiarità presenti nelle RSA che funzionano bene.
A giugno 2024 festeggeremo dieci anni di gestione della Casa Residenza Anziani Vassalli Remondini di Castell’Arquato a Piacenza. Abbiamo costruito la prima struttura in Emilia Romagna che rispettasse tutti i criteri, i vincoli e i parametri previsti dall’accreditamento regionale.
Vogliamo celebrare questo evento con varie iniziative. Nel programma prevederemo sicuramente un convegno per riflettere su questi ultimi dieci anni: il progetto sta raggiungendo i suoi obiettivi? E’ ancora attuale? Può essere aggiornato sulla base di questa esperienza decennale? Com’è cambiata l’utenza?
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L’accreditamento regionale è scaduto. A riguardo qual è la tua opinione?
A mio modesto parere avrebbe bisogno di importanti aggiornamenti. Penso che il sistema dei Progetti Assistenziali Individualizzati, l’attuale impianto di indicatori e le schede di valutazione siano ormai strumenti poco efficaci per rilevare i bisogni, per soddisfare necessità nuove e complesse, per raggiungere obiettivi ambiziosi e sfidanti.
Andrea Marsiletti