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Nuove sfide di tipo cognitivo per prevenire l’invecchiamento mentale. INTERVISTA alla psicologa Simona Garatti

Simona Garatti, psicologa specializzata in interventi neuropsicologici e trattamenti riabilitativi dei disturbi cognitivi, ha accolto volentieri la proposta di un’intervista per ProgesMag. Collabora con Assomensana, associazione costituita nel 2004, che si occupa di ricerca anti-aging e delle sue applicazioni. Per maggiori informazioni e contatti www.simonagaratti-psicologa.it

La prevenzione dell’invecchiamento mentale è al centro del suo impegno professionale: da dove deriva questo interesse?

La prevenzione è legata ai miei interessi che riguardano la psicologia e le neuroscienze. Nello specifico la prevenzione dell’invecchiamento mentale ha un importante legame con queste discipline; l’interesse delle neuroscienze per l’argomento riguarda lo studio dei cambiamenti strutturali e funzionali del cervello che si verificano con l’età e come si modificano le funzioni cognitive. Interessanti sono le possibilità di intervento in questo campo. Gli studi scientifici hanno portato a una sempre maggiore comprensione dei processi responsabili di questi cambiamenti, aprendo la strada a strategie, sia di prevenzione sia di trattamento, sempre più mirate.

Si è da poco conclusa la “Settimana della prevenzione dell’invecchiamento mentale”: su cosa si è basata e quali le principali iniziative?

Innanzitutto ci sono stati momenti di incontro con la popolazione per presentare l’iniziativa e sottolineare l’importanza della prevenzione. Poi, a chi ha aderito, è stato somministrato un test gratuito con l’obiettivo di valutare il livello di “salute” delle principali funzioni cognitive: attenzione, memoria, etc. La finalità di questo progetto è la possibilità di poter intervenire tempestivamente per fare in modo che il declino cognitivo, che è comunque fisiologico dopo una certa età, sia meno rapido.

 

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Nel pensiero comune, la cosiddetta “terza età” è qualcosa che arriva, che bisogna fare arrivare il più tardi possibile… comunque qualcosa a cui non ci si deve preparare: mi pare evidente che lei non la pensi così. Per quale motivo?

Nonostante il concetto di “terza età” sia cambiato nel tempo (si parla, cioè, di crescita personale continua), si tende erroneamente a pensare soprattutto al benessere fisico, non considerando che anche la salute mentale è una parte importante da valutare. La lunghezza della vita è aumentata ma questo aumento deve comportare anche un miglioramento della qualità della vita stessa, in modo da restare autonomi il più a lungo possibile.

In poche righe, quali consigli darebbe ad un anziano sfiduciato sulle proprie capacità se le chiedesse aiuto?

Come primo intervento parlerei della possibilità di imparare cose nuove anche in età avanzata grazie alla capacità del cervello, dovuta alla sua plasticità, di apprendere e modificarsi sempre, in qualsiasi stagione della vita. Lo incoraggerei perciò a intraprendere nuove sfide di tipo cognitivo che portino a fare progressi significativi supportati dalla pratica e dalla motivazione.

Alberto Padovani

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