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Uno sguardo sul mondo dei bimbi: riflessioni e approfondimenti con Cristina Bellemo alla Scuola dell’Infanzia Mario Lodi di Parma

Sabato 16 novembre la Scuola dell’Infanzia Mario Lodi ha ospitato Cristina Bellemo, scrittrice di letteratura per l’infanzia, vincitrice del prestigioso Premio Andersen 2021, trasformandosi per qualche ora in un luogo dove “Abitare le storie”.

L’autrice si è presentata con una valigia piena di più di 50 libri ed Albi illustrati dedicati ai bambini e alle figure educative adulte siano essi genitori, insegnanti ed educatori.

Navigare le narrazioni insieme ai bambini e alle bambine è un modo luminoso e necessario per conoscerli, per conoscersi nella relazione con loro, perché loro stessi si conoscano.  – ha spiegato  – Esplorare il loro sguardo sul mondo e sulle cose significa respirare rispetto e bene autentico. Significa entrare in un luogo da dedicare alla loro voce, alla loro parola, che ci chiede un ritmo lento e la disponibilità a ‘stare’: una tana per condividere autenticamente. Attraverso i libri della letteratura per l’infanzia indaghiamo, teniamo al riparo, custodiamo i piccoli giganteschi pensieri, gli interrogativi, i desideri, gli slanci bambini. Ci dedichiamo un tempo per percorrere le pagine, cercare, scoprire. Avvicinarci al mistero dell’infanzia con delicatezza, senza irruzioni”.

La Bellemo ha offerto una traccia su questo sentiero e lo ha fatto proponendo diverse riflessioni sia su temi letterari (ricordando che anche la letteratura per l’infanzia è letteratura) sia su quelli più educativi e relativi all’insegnamento. E questo proprio perché l’insegnare (in–segnare, lasciare un segno) riguarda ognuno di noi,  insegnanti ed educatori dovrebbero essere animati dall’entusiasmo (cioè essere ispirati, pervasi dalla forza) di insegnare. In fondo, “tutti noi bambini” abbiamo iniziato da qualcosa che dovevamo ancora conoscere o da qualcuno che ci aiutasse a crescere.

I bambini verso il sapere sono “ospitali”, scrive infatti in un suo articolo: “…d’altra parte a differenza di noi adulti che abbiamo un lessico ormai consolidato, e dunque poco accogliente, su cui presto ci accomodiamo, i bambini sono abituati a incontrare e raccogliere parole nuove continuamente: allenati, assetati, spaziosi; per ognuno di loro devono esistere libri abitabili, ospitali e libri-case.

 

 

Come insegnano gli scienziati, l’importanza del raccontare storie risiede anche nel fatto che in quanto esseri umani siamo sopravvissuti grazie alla ‘narrazione’ iscritta nel nostro DNA, che permette di essere portatori e “custodi” al tempo stesso. Queste storie non devono avere un fine o una morale, è importante uscire dalla gabbia che vede narrare storie in quanto contenitori di un messaggio da tramandare: “le storie invece dovrebbero stupire e aiutarci a rispecchiarci a metterci davanti alla realtà e a riconoscerci”, specifica C. Pezzetta in Topipittori blog, autrice più volte citata da Bellemo.

Ma, come scrive Lorenzoni, “…alla maggior parte delle bambine e dei bambini non è concesso di arrivare a comprendere la profondità dei propri pensieri e ad alcuni addirittura di esprimerli, quindi un pensiero che non trova ascolto difficilmente prende forma e respiro…”. Da adulti non dovremmo perciò privare i bambini del potere della narrazione, di raccontarsi e raccontare, dell’abitare storie…appunto.

Quello con Cristina Bellemo è stato un appuntamento lieve, gentile,  che ha regalato ai presenti la possibilità di riflettere sul nostro modo di vedere i bimbi che, proprio perché tali, non vuol dire abbiano pensieri piccoli ma semmai più ingenui ( ovvero “nato libero”), stupidi (dal latino stupitus cioè preso da stupore). Non poteva quindi mancare un monito su quanto sia complesso giocare con le parole poiché, spesso, non conoscendone l’etimologia attribuiamo alle stesse dei significati sbagliati e svalutanti. Le parole invece trovano voce e spazio nei libri, meravigliosi oggetti, beni primari per un’educazione di qualità. Gli scrittori sono “custodi” della “parola bambina”; gli educatori e gli insegnanti hanno la responsabilità di ascoltare, di fare memoria nei quaderni, di tenere a mente le “collezioni” dei bambini in questa epoca dove l’estimità oggi è quella dei social; essere invece capaci di “tracciare”, conservare, leggere di poesia, arte, natura e mondo ai bambini è la cifra della qualità pedagogica di scuole e servizi in cui si risponde ai diritti dei bambini.

L’incontro è stato pensato per celebrare la Giornata Internazionale dell’Infanzia e dell’adolescenza, che ricorre ogni 20 novembre. Ci sentiamo arricchiti perché questo ci aiuta a essere sempre di più attenti ai modi per contrastare le povertà educative quale mancato accesso alla cultura, al sapere e all’educazione di qualità.

Ilaria Dall’Olio

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